In: Approfondimenti
La cultura, intesa come quella capacità di trasmettere una conoscenza attraverso l’apprendimento e non attraverso i geni, non è appannaggio dell’uomo. In natura infatti è risaputo che esistono diversi casi, e non solo tra i primati, di animali che producono cultura. Quello che forse ci rende davvero unici nel mondo animale è però l’arte. Oggi siamo bombardati da oggetti artistici e da gente che in maniera autoreferenziale si definisce artista. Ma quando l’uomo ha compiuto il grande passo e unico tra gli animali ha cominciato a trasmettere messaggi attraverso la produzione artistica? Ma soprattutto quale umanità? E quale arte ha prodotto? Ormai sappiamo che sino a poche decine di migliaia di anni fa non eravamo i soli rappresentanti del genere Homo ma avevamo cugini con i quali probabilmente abbiamo condiviso alcune nicchie ecologiche. Di alcune di queste umanità sappiamo davvero pochissimo. L’uomo di Neandertal è l’unico di cui possediamo una visione più completa e recentemente abbiamo saputo essere l’unico altro uomo ad aver realizzato pitture rupestri e forse prodotto flauti allietandosi con i suoni. La nascita dell’arte, o meglio le prime testimonianze di “segni” slegati da un uso utilitaristico e finalizzato alla sussistenza provengono invece dall’Africa meridionale dove furono lasciate tracce, recentemente individuate, di conchiglie e ocre risalenti a ben 100 mila anni fa, mentre sappiamo che l’uomo moderno aveva acquisito le caratteristiche fisiche attuali già circa 100 mila anni prima quando si era completata quella rivoluzione del cranio umano che si era profondamente trasformato rispetto ai modelli precedenti e a quelli coevi. Abbiamo testimonianze di materie prime, di pochi segni incisi nell’ocra seguendo un ordine geometrico, uova di struzzo decorate, punte in osso, perline di conchiglie; tanto forse basta a valutare tali segni come prodotto intenzionale e soprattutto artistico considerando che si tratta dei primi vagiti dell’arte. Ma cosa è successo quindi? Alcuni studiosi pensano infatti che l’uomo fosse già da tempo dotato di un encefalo paragonabile al nostro, solo che non ne avesse sfruttato a pieno le potenzialità e le capacità di astrazione che sono alla base di una qualsiasi produzione artistica. Se fosse vero, sarebbe un esempio perfetto di exaptation tanto cara a Gould. Non è però da escludere la possibilità che invece siano stati ancestrali catastrofi naturali ad aver selezionato, forse anche casualmente, piccole popolazioni culturalmente più avanzate che poi partendo da zone ristrette hanno colonizzato il mondo intero come sembrano testimoniare alcune analisi sul dna mitocondriale. In tutto ciò va tenuto fermamente conto della povertà del record archeologico che non ci permette di avere riscontri tali da poter approfondire con maggiore dettaglio. Ma per trovare un vero rinascimento artistico dobbiamo raggiungere l’Europa. E’ qui infatti che durante il Pleistocene superiore abbiamo una esplosione di tali testimonianze, tutte (o quasi) associabili alla nostra specie. Gia, quasi, perchè proprio recentemente alcune pitture di una grotta spagnola sono state attribuite ai Neandertal gettando nuova luce su questa umanità straordinaria. In generale, le grotte Francesi, Spagnole e non solo ci hanno preservato alcune opere rese eterne dalla stessa natura che le ha preservate ricoprendole di un sottile velo. Non più tracce effimere, ma Opere mature, ricche di profondità e movimento, di tridimensionalità. Sculture di animali e figure muliebri dai fianchi e dai seni ampi in pietra, avorio e argilla, ma soprattutto pitture naturalistiche, mimesi della natura circostante, realizzate in piccoli ciottoli graffiti o dipinti e spesso sfruttando la forma delle rocce, con immagini a volte enormi all’interno di anfratti e profonde grotte, segno tangibile di una complessità sociale di cui ci sfuggono i particolari. Rappresentazione di mani, figure a metà tra uomini e bestie ma sopratutto splendide figure di animali straordinari, animali cacciati dai nostri antenati. Un bestiario favoloso che secondo alcuni in un primo tempo comprendeva gli animali che più impressionavano per forza e pericolo, quali leoni delle caverne, rinoceronti lanosi e mammut, per poi essere accompagnati dalle prede più abituali quali cavalli, bisonti e cervidi. Animali che accompagnarono l’uomo sino alla definitiva scomparsa dovuta in parte ai drastici mutamenti climatici ed ambientali e in parte alla selvaggia caccia che vide protagonisti i nostri antenati che attraversarono indenni la fine del grande freddo e la scomparsa delle grandi prede. Cacciatori che si adattarono perfettamente ad un mondo nuovo che da lì a poco si appresteranno a modificare sempre di più con modi e stili di vita totalmente innovativi. E innovativa sarà la produzione artistica che dal Neolitico in poi subirà profonde modifiche semantiche e morfologiche perdendo la naturalezza che aveva contraddistinto il passato, spezzando le linee in forme astratte probabilmente per nuove esigenze culturali spesso lontane dalla nostra comprensione.