Già prima che diventassimo Sapiens (così ci siamo chiamati), i nostri antenati erano usciti più volte dal continente africano. Spesso si erano mantenuti su latitudini temperate, raramente e probabilmente in condizioni climatiche ed ambientali favorevoli, avevano osato oltrepassare barriere naturali dure da attraversare: alte montagne e luoghi freddi inesplorati. Chissà quante volte piccoli gruppi di uomini finirono in luoghi ostili, ritrovandosi a dover sopravvivere con qualche scheggia di pietra e poco altro. Tentativo dopo tentativo, luoghi più freddi vennero così raggiunti ed occupati; e lì il controllo del fuoco deve aver svolto un ruolo indispensabile per garantire la sopravvivenza. Ma spingersi oltre certe barriere naturali non deve far pensare a spostamenti rapidi. Si trattava di piccole comunità che si muovevano stagionalmente e solo progressivamente riuscivano ad occupare territori nuovi.
In tempi così antichi, era improbabile spostarsi per chilometri in aree del tutto sconosciute con il rischio di trovarsi in territori inappropriati al mantenimento di un intero gruppo. Questi uomini certamente conoscevano le terre intorno all’accampamento per chilometri. Per sopravvivere di caccia e raccolta sono necessari diversi chilometri quadrati di terre ospitali e ricche di animali e piante selvatici, in misura tale da poter garantire la sopravvivenza per alcuni mesi ad un’intera comunità. In questa lunga storia, essere degli animali culturali ci ha senza dubbio favorito in questa rapida conquista degli spazi più remoti del pianeta e a volte meno adatti (apparentemente) al nostro fragile fisico evolutosi in Africa.